giovedì 28 maggio 2015

Se ho un puzzle con pochi pezzi (e perfino brutti)

Spesso ogni possibile male accaduto in questi anni a società e Stato italiani vengono cercati nell'inefficienza (oltre che delinquenza) della classe politica (o più in generale "dirigente") che oggi è chiamata a governare. Spesso queste critiche sono fondate, vere o quanto meno toccano un problema reale, non sempre per forza sfociando nel superficiale qualunquismo. Spesso queste denunce provengono non solo dalla società civile ma anche dalla stampa, dai giornali, coloro i quali le divinità della democrazia in una notte di tanto tempo fa hanno consegnato questo compito: controllare, creare dibattiti, denunciare, informare; così io, cittadino di uno stato democratico, possa in sequenza fare analisi, farmi un opinione e votare o intervenire come parte di una società civile.

Ebbene, in questi giorni due articoli di giornale mi hanno gettato addosso non poca perplessità e anche un po' di rassegnazione; mi hanno fatto pensare: "A quando qualcuno che predica (e attua) una rottamazione dei giornalisti, possibilmente migliore di quella che si voleva fare per i politici?"

Il primo è questo, scritto da Paolo Mastrolilli, inviato de La Stampa a New York, con tanto di giovani festanti con la bandiera nera del Califfato di Al-Bagdadi.
Dal titolo uno viene catturato e allarmato... "Ma allora è vero! La distinzione tra islam autentico e moderato esiste ed è netta! e quest'ultimo è in netta minoranza! Il mio vicino di casa marocchino vuole sgozzarmi!"
Già, peccato che, leggendo l'articolo, si capisce che di sondaggio non si tratti...
La rete televisiva del Qatar (Paese fortemente sunnita, a cui l'Isis si rivolge, predicando l'eliminazione degli sciiti) ha chiesto ai suoi telespettatori (di cui solo 38000 hanno risposto), durante una trasmissione, di esprimere un'opinione sulle vittorie militari dell'Isis.
Per rattoppare la grossa inesattezza presente nel titolo Mastrolilli nell'articolo scrive "ci riferiamo ad un sondaggio digitale condotto dalla televisione «al Jazeera» fra il suo pubblico, che ha un valore scientifico molto relativo". Ma io direi proprio che ha un valore scientifico pari a nulla!!
Vi immaginate una trasmissione sulle prossime elezioni fatta da un ipotetica TeleLenin in una fascia oraria ristretta, chiedendo ai suoi telespettatori (in forte minoranza rispetto all'intera popolazione italiana) di esprimere un giudizio su una possibile rivoluzione proletaria da attuare? Beh, scopriremo magari che in Italia il 90% degli italiani sono pronti a instaurare una Repubblica socialista con la forza...

Un sondaggio è fatto di regole precise e di una preparazione non da poco: analisi della popolazione da rappresentare, scelta di un campione rappresentativo, scelta dei temi, costruzione delle domande, raccolta dei dati, ecc...
Lo scopo di scrivere ben in vista "Sondaggio choc. 80% dei mussulmani appoggia l'Isis" è uno solo: allarmare. Così, nella migliore delle ipotesi (e penso che sia il caso dell'articolo di Mastrolilli), vi è l'intenzione di far guadagnare il proprio giornale, con qualche copia in più venduta e qualche click in più sul sito da mostrare a chi compra spazi pubblicitari; nella peggiore delle ipotesi, vi è l'intenzione di favorire, rendendosi complici, di una realtà fittizia, non corretta, se non addirittura falsa.

Ed è difficile non avere il dubbio dell'ultima prospettiva con il caso del secondo articolo:
questo è solo l'ultimo di una catena di articoli che puntano molto sulla dichiarazione etnica di vittime e carnefici. In questo caso solo della carnefice, perché la donna uccisa è una immigrata filippina. Anzi, essendo la minoranza rom in Italia lo 0,25% della popolazione, maggior parte di questi con la cittadinanza italiana, questo articolo si inserisce non solo nel genere citato sopra, ma anche nel genere come non mai sempre più di moda, chiamato "Dagli del rom!" oppure "Giù di ruspa!".
Questi articoli hanno la colpa non di esprimere o accodarsi a un'opinione politica (benché a mio giudizio sbagliata e poco umana, come quelle di Salvini, Meloni, &Co.), ma ha la colpa maggiore di distorcere, cambiare la realtà e di impedire a me cittadino di farmi un'opinione corretta su come stanno andando le cose. 
Insomma, se riesci a mostrare agli altri il mondo con le tue lenti, potrai metterli nel sacco più facilmente.

Allora forse si capisce che in Italia il problema non sono tanto i politici, ma è culturale. Sì, ok, lo so che altri lo hanno già scritto, detto e ribadito meglio di me, tanto che ormai è un mantra delle banalità. Ma un problema banale non risolto rimane un problema irrisolto. Ma non lo si risolve solamente con riforme scolastiche, con più cultura e con più informazione di facciata (quella della par condicio): si risolverebbe con una pratica civile (ma faticosa) che è quella di fare i puzzle: leggere, leggere, non solo giornali, ma libri, saggi, romanzi, per non rimanere fissi su una fonte... e aiuterebbe anche meno indifferenza su questi fatti di discutibile o cattivo giornalismo.

Ecco, ora avete anche capito perché, alla fine, mi sono preso la briga di scrivere questo post.

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