mercoledì 29 maggio 2013

Orgoglioso del Bike Pride

The bell rings!
Torino, città della FIAT. Torino, città grigia. Torino, città di pesanti radici savoiarde... Torino, città del BIKE PRIDE!
Il 26 maggio 2013 - ormai per la quarta volta - si è organizzato e messo in pista uno dei più grandi eventi di partecipazione ed educazione collettiva riguardo la nuova (e giusta!) mobilità: il Bike Pride, in cui più di ventimila biciclette colorate e di multiformi fogge si sono unite a far massa per creare un grande - grandioso - carosello per le vie della città, dal secolare parco del Valentino al contemporaneo parco Dora. 
Per la prima volta anch'io vi ho partecipato. Negli anni passati ci fu sempre un qualcosa (compreso il lavoro) che mi impedì di cavalcare una delle mie bici e aggiungere il mio "rrring" al concerto primaverile su due ruote. Stavolta ce l'ho fatto. Evviva! E io la "Poderosa" abbiamo potuto pavoneggiarci tra famiglie con carrellini e seggiolini, tra bikers su bici a forma di Harley Davidson (ma rigorosamente a pedali!), tra carretti, particolari risciò, grazielle con belle signorine, anziani con giacca e cravatta, signore con la spesa nel cestino, eccetera, eccetera e ancora eccetera... Sole, gioia e due ruote, il tutto condito con un ulteriore clima di festa al Parco Dora, aiutato dalla clemenza del tempo che ha regalato un bel po' di sole, cosa unica in questa primavera tardiva.
Un evento di cui essere orgogliosi, in una città che piano piano (forse troppo) si sta scoprendo smart e che si sta educando a una cultura della bicicletta che in altre città italiane ed europee è già da tempo assimilata. Ma il percorso non sarà breve. Intanto qualche criticità vien fuori già nell'organizzazione dell'evento: il percorso del bike pride ha toccato poco le arterie principali della città, passando timidamente da corso Vittorio Emanuele II e corso Regina, collegando i due da un tragitto svoltosi in vie secondarie e strette. Inoltre non è piaciuto a molti la comparsata del sindaco Piero Fassino, contestato fortemente al Parco Dora quando è salito sul palco per parlare: a molti è sembrato un mettere un capello a una manifestazione di base, nata tempo fa e ancora oggi alimentata dal basso; c'è da dire però che la Città di Torino ha patrocinato e sostenuto l'iniziativa... ma forse si dovrebbe fare di più negli altri 364 giorni dell'anno. I ciclisti urbani di Torino lamentano la scarsità di piste ciclabili, la loro cattiva manutenzione, lamentano che spesso si usa il trucchetto di trasformare un marciapiede in una pista ciclabile mista pedonale, non creando in realtà spazi veri e separati per rispondere alle esigenze di entrambi i tipi di soggetti della strada, il ciclista e il pedone. Il Bike Sharing a mio parere anche potrebbe essere sistemato maggiormente: invece di creare altre stazioni perchè non spendere quei soldi per aggiustare e dotare di tettoia quelle già esistenti? D'inverno e con le piogge le bici soffrono di gravi danni alle loro parti meccaniche, vitali per la sicurezza del ciclista. Una tettoia risolverebbe un po' il problema e sarebbe un finanziamento che a lungo andare farebbe risparmiare molti soldi pubblici in manutenzione.
Insomma, questa grande "Massa Critica" autorizzata e aiutata dai vigili urbani ha avuto il compito di far pensare su quanto di buono e giusto a Torino si sta facendo, ma anche sulle mancanze e sulle necessità che emergono. Un evento che anche per questo mi rende orgoglioso. Allora, da parte nostra, di cittadini che amano un mondo un po' migliore, si può contribuire facendo una scelta, piccola, il più possibile costante, per tenere accesa l'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica su questo tema: salire in sella e aggiungere una bici sulle strade mentre si toglie una macchina. Più ciclisti gireranno per Torino, più l'amministrazione comunale non potrà chiudere gli occhi sulle loro necessità.

martedì 28 maggio 2013

Ma sì, un post politico post-elezioni: la satira sempre e comunque?

Ci sono state le elezioni amministrative, grandi cali di affluenza dappertutto: chi alle politiche ci credeva ancora, negli ultimi due giorni non ha più saputo che pesci pigliare.
Non sono un politologo e mi stupisco parecchio che il PD faccia incetta di voti, anche giustificando ciò ricordandosi che i diversi "PD locali" a volte sono cosa diversa del "PD nazionale": Marino si era ampiamente espresso contro inciucio e contro le strategie di partito per l'elezione del Presidente della Repubblica; la parabola di Debora Serracchiani settimane fa insegna ancora. Insomma, una buona parte dell'elettorato vede che "Un altro PD è possibile". Per me rimane un mistero la tenuta del PD a Siena, ma ripeto, non sono un politologo...
Quello che però non mi stupisce affatto è il flop del Movimento 5 Stelle. Di sicuro il M5S è stato il primo partito a patire il calo di affluenza: molta gente che ci credeva non è stata sufficientemente soddisfatta della strategia di questi mesi a livello nazionale; non dimentichiamo inoltre le ultime vicende giornalistiche che da fonti "neutre" - se non amiche - hanno fatto (giustamente) le pulci al Movimento e al suo pigmalione, Beppe Grillo. Ma io mi domando: sono stati gli organi si stampa ad affossare il M5S? È stata la Gabanelli? Il Fatto Quotidiano? Sallusti? L'Espresso? "Il Grande Vecchio"? Beh, secondo me la colpa è di un signore che è l'unico ad avere il diritto indiscutibile a parlare lì dentro (alla faccia del "uno vale uno") e che quando lo fa dice cose del tipo che per prevenire il tumore bisogna eiaculare 21 volte al giorno... Questa è satira baby, e ci sta, ma fatta in un momento diverso da quello della satira, in un luogo ancora più diverso: in un comizio elettorale. Siamo vissuti nella superficialità politica per anni, abbiamo sentito gente già dei vecchi partiti parlare di grandi temi con un'approssimazione esagerata, abbiamo già visto che politici si sono trasformati in ridicoli clown per agguantare voti, forse si sperava realmente in un cambiamento che facesse la differenza. L'usare sempre e comunque un linguaggio satirico paga all'inizio, quando devi - anche giustamente - scandalizzare la gente, farla svegliare su alcuni temi che ritieni importanti: è questo il compito della satira. Ma se poi non arriva il momento di sedersi e di analizzare con maggiore cura i problemi e con ancora maggiore cura sporcarsi le mani e agire, allora i problemi non vengono risolti. Non si può, o almeno non si dovrebbe, essere approssimativi quando si fa politica: a quel punto non si può sparare numeri a caso, concentrarsi sulle macchiette, rimanere nel vago nel fare delle proposte o fare di tutta un erba un fascio. Perfino sul principale cavallo di battaglia del Movimento i militanti non sono stati chiari, ovvero quello dello stipendio dei parlamentari. C'è un momento giusto e arricchente per fare "satira" e poi uno diverso per fare concretamente "politica", questa distinzione forse a qualcuno non è ancora chiara...

giovedì 23 maggio 2013

Piccoli appunti serali

Uscire all'imbrunire di casa, salire la breve collina di fronte casa, incamminarcisi su, lasciarsi alle spalle sbuffi di fumo, fermarsi, girarsi e ammirare il blu della notte intento pian piano a impadronirsi del cielo e farsi illuminare da una luna quasi piena; guardare verso casa e ammirare la scura presenza del bosco che circonda il paese; scorgere un lampo dalle poche nubi lontane da dietro colorate dal chiaro lunare; continuare a salire e arrivare al canale povero d'acqua, ospite di due paperotti che, con calma, sculettando, si allontanano dall'improvviso osservatore poco silente; scendere, risalire, su, per un viottolo di paese pieno di sterpaglie; arrivare vicino alle mura centenarie del castello, sedersi sul ponte del canale e sentir volar via le papere di prima; ridiscendere, scorgere le luci e i rumori casalinghi delle case che da sempre sono lì su quelle vie; continuare a scendere e immergersi nel fracasso dei bar della piazza principale, camminando piano verso casa.
Camminare, sentire, ammirare, senza pretese. Un modo come un altro, forse più di altri, per ritagliarsi un piccolo momento di resistente serenità in un mondo che a fatica riesce a resistere alla città.

giovedì 16 maggio 2013

Riprendere, ripartire...

Da qualche settimana ormai mi chiedo e mi domando quale forma e quale strumento adottare per condividere qualcosa (ovviamente non tutto) delle esperienze che mi capitano lungo il cammino, quale tra le mille opzioni di "blog" possa al meglio essere utilizzata a tale scopo. Tutto questo dopo parecchi mesi che questo blog è stato in coma, inutilizzato.
Era anche un mettere in discussione delle esperienze telematiche già adottate (questo blog, appunto) per capire se ce ne fossero state delle migliori... ebbene, alla fine, provando un po' wordpress e provando un po' tumblr, alla fine, per le mie esigenze e per l'alta versatilità offertami, sono tornato al punto di partenza: questo blog su blogspot.
L'ho solo modificato un po'... non si chiamerà più "Diario di un ciclonauta", ma riceve una connotazione più personalistica, proprio perchè ho deciso di non relegare la condivisione di esperienze vissute solo all'ambito della mobilità ciclistica. Ecco il perchè del nuovo nome del blog. 
"Ma alla fine di cosa parlerai qui dentro?". Beh, le tematiche della ciclomobilità rimarranno principali. Ma mi sentirò legittimato di svariare anche in altri territori, tutto ciò che ritengo bello e arricchente per mettere in circolo nella rete esperienze, idee, pensieri, opere, umori certamente personali ma che possono trovare un'immedesimazione o una contrarietà da parte di chi legge.
Troppo vago? Forse... ma posso offrire solo quello che ho, che ho avuto o che penso di poter dare. Nulla di più. Il campo del vago già si ridimensiona.