martedì 27 agosto 2013

A che punto è la notte? Il 28 agosto 1963, cinquant'anni dopo.




"I have a dream".

Ancora oggi emoziona risentire quelle parole, vedere la commozione di chi le pronunciava cinquant'anni fa, a Washington, di fronte a un folla enorme di neri, bianchi, cattolici, protestanti, ebrei e uomini e donne di qualunque differenza sociale, religiosa e di pelle.
Quell'uomo, che si mordeva il labbro dall'emozione mentre predicava la sua buona novella, era il reverendo Martin Luther King.

La capacità di quest'uomo, e di coloro che seppero seguirlo nella lotta per l'uguaglianza degli afroamericani, fu proprio quella di saper sognare, di saper nitidamente immaginarsi un mondo, o almeno un'America diversa da quella che stavano vivendo, una nazione dove "piccoli Neri, bambini e bambine, potranno unire le loro mani con piccoli bianchi, bambini e bambine, come fratelli e sorelle", una nazione che aveva tradito "la promessa" sancita dalla sua Costituzione, un'America già sognata dai padri fondatori. Ebbene, il sogno di Martin Luther King non rimase appiccicato alle sue labbra e alle orecchie di chi lo ascoltava: è stato un sogno che ha incominciato a scavare, a volte anche solo come una piccola goccia sulla roccia, nell'indifferenza e nell'ostilità dell'America più brutale e più nera (quella veramente nera) che voleva tenere in segregazione una parte della sua nazione, solo perché diversa, perché povera. 

In cinquant'anni milioni di persone non si sono limitate a sognare: quel sogno sono state disposte a costruirlo, a rischiare, a pagare. Dopo cinquant'anni quel sogno non illudiamoci che si sia compiuto appieno, ma grandi passi avanti sono stati fatti. Nel 2008 io non potevo credere a quale dimostrazione l'America ci stava dando nella notte elettorale, eleggendo per la prima volta, un presidente afroamericano, Barack Obama. Non credo che l'elezione di Obama sia la principale misura del successo del sogno di Martin Luther King, preferisco andare a capire come siano oggi gli standard di vita delle popolazioni afroamericane negli stati del sud (ancora oggi tra le più precarie); ma ciò che era impensabile prima, nel 2008 - e nella conferma del secondo mandato nel 2012 - si era concretizzato.
Ecco è questa la caratteristica dei sogni: se vengono esauditi concretizzano ciò che prima era impensabile. Il sogno non può che esser preso sul serio, altrimenti menti a te stesso; quando si sogna bisogna domandarsi quanto si è disposti ad assecondare quel sogno, perché allora ti verrà chiesto il prezzo della concretezza paziente, forse lenta e faticosa da raggiungere. I sogni non si realizzano alla mattina quando ti svegli e torni nella realtà del presente, hanno bisogno di stagioni per mettere radici e crescere nel futuro. Martin Luther King è morto poco tempo dopo quel discorso, assassinato, senza poter vedere crescere il seme che intanto aveva contribuito a piantare e a far germogliare. 

Nella stessa giornata di oggi, cinquant'anni dopo quella storica giornata americana, sono stato affranto nel sentire e nel vedere lo sguardo di una donna di colore che sta lottando per l'uguaglianza qui in Italia: Cecile Kyenge. Oggi ha espresso la sua amarezza sia con parole che con lo sguardo "Io so di essere a casa, ma è bello sentirselo dire ogni tanto anche dagli altri". 
A che punto è la notte qui in Italia? Qui nel nostro Paese a che punto la notte è pallidamente illuminata dal sogno di Martin Luther King, dal sogno di chi crede nell'uguaglianza e nella fratellanza tra esseri umani? Io mi faccio queste domande ogni volta che sento orribili insulti rivolti a questa donna, insulti che mirano a colpire lei affinché in Italia il prossimo politico di colore ci pensi ben due volte prima di spendersi di persona; affinché l'Italia stessa ci pensi due volte prima di riproporre una persona che non abbia la pelle chiara per occuparsi della cosa pubblica; affinché chi lotta anche nel Palazzo e non solo per strada per la difesa dei diritti inalienabili dell'uomo sappia che non c'è vita facile per chi sogna un'Italia diversa.

Io non mi aspetto di svegliarmi domattina e vedere quel sogno realizzato nel mio Paese. Però quello che mi aspetto e che pretendo è trovare al mio risveglio persone disposte a costruirlo questo sogno, a lottare, a osteggiare questa mentalità, prima nei loro cuori e poi nella vita comune che si srotola dal panettiere alla fermata del bus. Queste persone sono già tante. ma forse non ancora abbastanza.

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