Uscire all'imbrunire di casa, salire la breve collina di fronte casa, incamminarcisi su, lasciarsi alle spalle sbuffi di fumo, fermarsi, girarsi e ammirare il blu della notte intento pian piano a impadronirsi del cielo e farsi illuminare da una luna quasi piena; guardare verso casa e ammirare la scura presenza del bosco che circonda il paese; scorgere un lampo dalle poche nubi lontane da dietro colorate dal chiaro lunare; continuare a salire e arrivare al canale povero d'acqua, ospite di due paperotti che, con calma, sculettando, si allontanano dall'improvviso osservatore poco silente; scendere, risalire, su, per un viottolo di paese pieno di sterpaglie; arrivare vicino alle mura centenarie del castello, sedersi sul ponte del canale e sentir volar via le papere di prima; ridiscendere, scorgere le luci e i rumori casalinghi delle case che da sempre sono lì su quelle vie; continuare a scendere e immergersi nel fracasso dei bar della piazza principale, camminando piano verso casa.
Camminare, sentire, ammirare, senza pretese. Un modo come un altro, forse più di altri, per ritagliarsi un piccolo momento di resistente serenità in un mondo che a fatica riesce a resistere alla città.
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