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mercoledì 5 marzo 2014

Diario americano: 9 giorni negli States, 10 cose da raccontare

Premessa fondamentale: sono stato solo in due città degli States, e due città tra l'altro molto rappresentative ma anche particolari, Boston e New York City (mi raccomando, sempre mettere quel "City", altrimenti gli americani vanno in confusione rispetto lo Stato di New York!). Quindi la mia finestra su questo "mondo" si limita a questo orizzonte.

Premessa fondamentale numero due: ho visto "la Merica" in nove giorni, da turista, vivendola un po' ospitato dal mio amico di avventure a Boston e dormendo (per così dire) in un ostello a NYC (ecco, così è più breve da scrivere...).

Detto ciò, cosa mi porto dietro di quello che ho vissuto, di quello che notato, cosa mi ha talmente incuriosito di quell'enorme set cinematografico che sono gli States? Proviamo un poco a "puntualizzare"!

1) Ciak si gira!

Sì, è proprio così. Appena arrivati, usciti dall'aeroporto è proprio quella la sensazione che ti acchiappa: sembra di essere entrati in un film. I cartelli stradali totalmente diversi, i grattacieli che si stagliano all'orizzonte, i tombini che buttano fuori il fumo, i caratteristici idranti, la caserma dei pompieri in mattoni, le auto della polizia che sfrecciano con la sirena che si è tante volte sentita al cinema (o in GTA), odori di fast food nell'aria, le uniformi degli agenti per strada, le casette di legno familiari a due piani, facce e sguardi di tutti i colori, stili e provenienza... welcome in the USA.

2) La sensazione del calzino.
Il cartello di benvenuto mentre sei nel "limbo", appena sceso dall'aereo e prima dei controlli
Se appena varcata la porta dell'aeroporto scopri che l'americano della strada non è poi così antipatico come immagineresti (perfino cordiale!), sfatando alcuni luoghi comuni, prima però, appena sceso dall'aereo, ti senti accolto... con riserva! Ti rivoltano, ti controllano e ti schedano. Non solo ti devi presentare con un passaporto elettronico (in cui sono inserite in un microchip interno le tue impronte digitali), ma ti chiedono l'ESTA ("Electronic System for Travel Authorization", un'autocertificazione online da fare prima della partenza in cui dichiarare candidamente che non sei un terrorista o un trafficante di droga, ecco qui le domande che troverete un giorno se dovrete compilarlo), ti riprendono le impronte digitali, te le confrontano e ti scattano una foto segnaletica... controlli serrati ripetuti poi anche all'imbarco per lasciare gli States! Mania tutta americana, comprensibile e ancora rimasta ben accesa a causa per del perenne trauma 11 settembre.

3) Le proporzioni... contano!

È inutile. Si possono spendere mille parole sulla città americana, ma la cosa che conta e che pesa maggiormente è questa: le proporzioni sono ESAGERATE! Discorso da provincialotto italiano? Può darsi, ma in confronto il grattacielo nuovo della Intesa SanPaolo è un condominio di periferia. Entri in questo labirinto urbano e ti viene più naturale il guardare cosa c'è in alto (spesso senza vederlo fino in cima) del cosa c'è in fondo... Se le nostre città si sono sviluppate nel Rinascimento col mito della prospettiva in profondità, loro le stanno costruendo da tre secoli con una prospettiva in altezza.

4) Rottamatori di professione.
Gli Statunitensi vincerebbero qualunque gara di rottamazione del vecchio (o dell'appena vetusto). Boston, una delle città più "antiche" degli States (fondata nel 1630 da coloni puritani inglesi in fuga dalle persecuzioni religiose della loro madrepatria), ha mantenuto pochissimi palazzi dell'epoca coloniale e solo perché inerenti allo scoppio della Rivoluzione americana, come ad esempio la Old State House, il palazzo del governatore inglese del New England... peccato che siano affiancati e soffocati da enormi grattacieli alti dieci volte tanto.
La Old State House di Boston

5) E Dio creò gli americani...
...con due mani! Come tutti, direte voi... sì, ma qui questi due arti, che l'evoluzione della specie ci ha donato coi rispettivi pollici opponibili, hanno acquistato nuove funzioni e una missione ben precisa: l'americano non può girare per la strada, nella metropolitana, nei negozi, ecc... senza tenere in una mano uno smartphone (per il 90% della Apple) e nell'altro un bicchiere di cartone con dentro una qualsivoglia brodaglia, dal caffè lungo a un miscuglio marroncino di caffè e crema di latte che loro, per qualche motivo sconosciuto, chiamano "cappuccino". Incredibile la capacità di equilibrio, vista anche la necessità di multitasking dello smartphone e il bicchiere ustionante riempito fino all'orlo.

  


6) Gli americani amano la cultura
Jasper Johns, "Flag", al MoMa di New York City
Provate a entrare nel MoMa o al Metropolitan Museum di NYC con l'intento di vedere tutto... se ci riuscite avrete qualcosa da raccontare ai nipotini! Sfatiamo un luogo comune: negli USA si può viaggiare per ammirare e gustare tanta, ma tanta cultura.
Negli Stati Uniti si sa, lo Stato finanzia pochissime realtà e servizi sociali (per esempio la sanità, anche dopo la riforma Obama, rimane prevalentemente privata); ma sulla cultura non scherzano, e così se entrate nelle biblioteche pubbliche di Boston e NYC troverete palazzi pieni di arte e servizi per la consultazione pubblica di un enorme catalogo. Il MET è gestito dalla città di New York ed è a offerta consigliata di 25$, ma nulla vi vieta di metterne solo 5 (o quanto volete) se decidete di farne solo una parte. Inoltre qui sembra che il sistema di finanziamento privato dei musei (anche grazie a fondazioni di donazioni) funzioni, tanto che se visitate le raccolte dell'espressionismo presenti al MoMa e al Metropolitan di NYC, vi mancherebbe solo una visita al Louvre di Parigi per avere un panorama quasi completo di questa corrente artistica.


7) Central Park è da visitare perfino d'inverno!

Banalità? Può darsi, ma se la prima cosa che ho visitato a New York City è proprio questa ENORME zona verde, con i suoi boschetti, le sue collinette e i suoi laghetti, di sicuro non potevo avere migliore "benvenuto" nella grande mela... Un mondo a parte, che rispecchia pienamente il gioco dei contrasti di cui gli Stati Uniti sono campioni: un luogo dove respirare aria pulita e riempirsi gli occhi di natura (con tanto di scoiattoli, procioni e paperelle) nel cuore della metropoli simbolo del pianeta. Un grande spazio dove gli americani danno sfogo a una delle loro manie preferite: il jogging. Possono anche esserci 6 gradi sottozero ma ci sarà sempre qualcuno che si metterà a correre sulla neve coi pantaloncini corti, con 20 o 60 anni non importa, qui è proprio una fissazione!
Concludendo, non importa in che stagione visitiate NYC, dovete andare e passare qualche ora a Central Park!

8) Non si possono capire gli Stati Uniti senza la loro musica.

Un'automobile ad Harlem con l'adesivo della campagna elettorale OBAMA-BIDEN
Una domenica passata a NYC nei posti giusti può farti capire cosa veramente gli States hanno di caratteristico... in un Paese dove perfino l'architettura sembra copiata dal Vecchio Continente (le diverse chiesette in stile neogotico ne sono un esempio), la musica rimane il più grande prodotto culturale originale americano.
Non puoi capire l'Italia senza capire la sua arte rinascimentale, non puoi capire gli States senza le note delle sue tradizioni musicali. Perciò se alla mattina ho assistito a una Messa gospel in una "Black Church" ad Harlem, la sera a Terra Blues (il locale blues più famoso della città) ho potuto capire il collegamento diretto e spregiudicato tra il gospel e il blues, ascoltando Michael Hill e la sua band. Più che entrare in un fast food o in un negozio per dar sfogo a certi appetiti consumistici, se andate negli Stati Uniti aprite le orecchie e assaporate l'America cercando un locale che vi proponga buone note.

9) Il simbolo (e non solo) più forte degli Stati Uniti rimane...
...il dollaro. Luogo comune? Forse, ma confermato. Qui la sensazione è che tutto sia finalizzato solo ad una cosa: far girare il cash. Bisogno di un bancomat? No problem, lungo una strada ne troverai diversi. Non trovi il bancomat? No problem, ogni negozio, anche per prezzi ridicoli intorno ai 5$ ti faranno usare la tua card. Non hai card o cash... beh, allora hai un problema.

10) In fin dei conti, da noi non si sta tanto male...
Le due anime di Wall Street, le due anime della città USA
Già, per noi gli Stati Uniti sono dalla fine della Seconda Guerra Mondiale il modello a cui tendere, l'eccellenza del mondo occidentale, per sviluppo, benessere e democrazia... o almeno, per l'opinione più diffusa. Ma ne siamo sicuri? Di sicuro la cortesia, il grande pragmatismo e un'organizzazione invidiabile sono punti di forza da ammirare di questo sistema; ma la povertà diffusa, la carenza di servizi sociali (tanto che prima di partire ti devi fare un'assicurazione medica temporanea se non vuoi avere problemi), la carenza (forse solo e del tutto del turista italiano) di cibo buono a prezzo discreto, mi fanno pensare che in Italia stiamo affossando un modello sociale che, benché in crisi, può dirsi migliore di quello statunitense. Mi è capitato di chiacchierare con una ragazza del servizio di sala al Metropolitan Museum di NYC (la guardiasala, tanto per intenderci): 12 ore di lavoro, pagate poco, senza la mutua, senza potersi sedere, tutti i giorni, sabato e domenica compresi. È questo a cui miriamo? Un viaggio ha anche questa capacità: farti capire non solo cosa va male a casa tua, ma anche cosa si deve salvare.

1 commento:

  1. Non ho finito di leggere il tuo bel diario, ma mi riprometto di farlo: domani mi alzo alle 5!
    comunque voglio solo aggiungere una cosa; gli impressionisti se li sono comprati tutti - o almeno la gran parte - gli americani. I francesi se non avessero permesso di pagare le tasse con le opere d'arte, ne avrebbero solo qualche unità. probabilmente non ne avevano capito a fondo la potenza. Così mi spiegò una guida informata sui fatti alla GAM. Inoltre se non avessero l'arte europea, pochi sono gli artisti US innovatori che si possono ammirare oltreoceano, Popper? Sargent (mi pare si chiami) ed è nato ed ha studiato a Parigi! Mi pare. Scusa la mia ignorante ignoranza, quello che so lo catturo girovagando nei siti museali, da ecclettico superficialotto.
    Complimenti per il tuo report.
    See you soon

    Renato - Bornagain - Renè

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